Percorsi
Ultima modifica 15 marzo 2021
» PERCORSO STORICO RELIGIOSO
Rivello pur essendo un piccolo centro ospita ben ventitré chiese e cappelle. Ciò testimonia il senso religioso che animava i suoi abitanti e la diversità di rito praticato per molto tempo. Tra esse spiccano la chiesa di San Nicola, che è anche il protettore del paese; la chiesa di Santa Maria del Poggio, ancora in fase di ristrutturazione a causa del terremoto del 1980 che l'ha notevolmente danneggiata; la chiesa dell'Assunta di stile neoclassico recentemente riaperta; la chiesa dell'Annunziata che conserva un bel trittico ad affresco del XIV secolo e un gruppo scultoreo dell' Annunciazione in pietra dipinta del 1500; la chiesa di San Michele, dal portale barocco, la cui destinazione d'uso è stata cambiata per ospitare un piccolo ma accogliente teatro di circa cento posti; la chiesetta di Santa Barbara, in assoluto la prima parrocchia del paese affrescata da Giovarmi Todisco da Abriola e allievi, ad unica navata, abside semicilindrica con archetto pensile e decorazione pittorica del 1300 raffigurante il Cristo più un affresco dell'Annunciazione.
La chiesa di San Nicola si trova ubicata nella parte alta di Rivello. Fu edificata nel luogo dove già nel IX secolo sorgeva la cappella dei Principi Pinelli di Belmonte. Sotto il governo di Carlo d'Angiò fu ingrandita aggiungendo alla primitiva struttura parte del castello baronale. Nei 1744 la chiesa fu ulteriormente allargata a causa del crescente numero degli abitanti del paese. Il primo restauro fu effettuato nel 1922 dal canonico Mennuti ed in quel momento il pittore Lanziani di Lauria dipinse le volte e i peducci secondo un gusto decorativo tardo- ottocentesco. L'altro restauro è stato realizzato in seguito al terremoto del novembre 1980 e si è concluso nel marzo del 2004.
L'impianto interno si presenta oggi a croce latina, a tre navate, in stile romanico. La facciata è caratterizzata da portali in pietra scolpita e da due nicchie ospitanti una statua della Madonna con Bambino e una statua di San Nicola.
Gli altari laterali sono abbelliti da pregevoli oli su tela del 1700, buona parte ancora in restauro a Matera presso la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico della Basili cata.
Nel 1825 Francesco De Risi di Rivello costruì il coro sagomato ed intagliato che si trova dietro l'altare maggiore. Qui si può ammirare il bellissimo trono di San Nicola creato intorno al 1930 da un'èquipe di artigiani rivellesi diretta da Francesco Ferrari.
In fondo alla navata laterale a sinistra entrando, c'è un altare con balaustra di pietra rivellese che apparteneva alla famiglia Bevilacqua-Cantisani e alla Confraternita del Rosario. Sull'altare si può vedere una tela di buona fattura rappresentante la Madonna del Rosario di scuola napoletana.
La cupola posta all'incrocio dei bracci fu costruita da Francesco Cantisani.
Accanto alla chiesa vi è un imponente campanile anch'esso in stile romanico.
Sottostante la chiesa vi è la cripta più antica della chiesa stessa, a tre navate, divise da trentaquattro colonne rustiche di pietra locale fatte realizzare, come si evince da un'iscrizione sulle stesse, da Michelangelo Megale, nobile rivellese vissuto nel 1700, le cui spoglie mortali furono sepolte in un loculo adiacente uno dei pilastri della chiesa. Nella nicchia si conserva una statua di San Nicola di stile bizantino col volto del colore delle genti asiatiche.
Dalle volte delle navate pendevano anticamente, dei lampadari di argento e oro, artisticamente cesellati da orafi rivellesi. Ma quando il generale Massena, che guidava le truppe napoleoniche verso Lauria, passò per Rivello, vi installò i cavalli e quando partì portò via le lampade lasciandovi un sacrilego vuoto.
La cripta fu dichiarata monumento nazionale dal re Ferdinando II.
La chiesa di Santa Maria del Poggio sorge nella parte bassa del paese con la zona absidale a strapiombo su una rupe. Chiesa di rito greco probabilmente fino al 1588, ha origini che risalgono a quelle della chiesa di San Nicola. E' a tre navate, a croce latina, leggermente più piccola della chiesa madre, di stile romanico. Verso l'anno 1000 fu costruita sulla collina del Poggio la cappella di San Giovanni e nel 1700 fu sormontata e sostituita dall'attuale chiesa. Nel corso dei secoli ha subito profonde innovazioni: rifatta nel 1765, è stata trasformata completamente verso il 1880, quando la maggior parte della chiesa fu stuccata artisticamente su disegno dell'architetto Cioffi da Napoli.
Tra i dipinti che ospita si segnalano:
- la Deposizione del 1720 del pittore locale Salvatore Ferrari;
- l'Ultima Cena, opera della scuola di Luca Giordano del XVIII secolo.
Dietro l'altare maggiore spicca un polittico formato da sei quadri rinvenuti abbandonati nel coro risalente al XVI secolo, attribuito alla scuola di Andrea Sabatino da Salerno, deturpato in seguito al furto della tavola centrale raffigurante la Madonna , sostituita con una derivazione moderna e i Santi Basilio, Pietro, Paolo, Antonio e Biagio.
L'altare maggiore, in marmo policromo, fu costruito nel XIX secolo su disegno dell'architetto Fiscetti di Napoli, addetto ai lavori di Santa Chiara.
Nella navata sinistra si trova un altare che risale al 1733 fatto realizzare dalla famiglia Megale, scolpito in una pietra simile al porfido rosso che probabilmente si estraeva anni fa nella frazione Molingiuolo.
Infine nella chiesa si conserva una teca contenente il corpo di San Mansueto, in legno intagliato e dipinto eseguita nella seconda metà del XVIII secolo da ignoto artigiano meridionale.
Interessante è anche il battistero del 1462.
IL MONASTERO DI SANT'ANTONIO
II complesso monumentale dedicato a Sant'Antonio di Padova si trova nella parte orientale del paese. Il santo era ed è particolarmente venerato nella nostra regione, poiché considerato l'altra anima del francescanesimo insieme a San Francesco di Assisi. Difatti il movimento francescano si diffuse sin dall'inizio in tutta la diocesi di Policastro di cui il paese faceva originariamente parte e molti conventi furono edificati sul territorio per sua volontà. Alla richiesta del popolo di Rivello e del suo sindaco nel 1515 di costruire un convento per i frati dell'Osservanza fu data risposta affermativa dall'autorità ecclesiastica competente con la Bolla Exponi nobis. Così nello stesso anno fu dato inizio alla realizzazione del monastero a spese pubbliche e a spese private dei cittadini. Tutti gli sforzi necessari furono fatti anche per contrastare i Minimi di San Francesco di Paola che erano in forte espansione in questa area della Basilicata sostenuti dagli Angioini. I Frati Minori Osservanti erano invece appoggiati dagli Aragonesi. Dunque il convento di Rivello non solo sorge qui per motivi strettamente religiosi ma anche per ragioni politiche. Successivamente il convento divenne centro di cultura per la ricca biblioteca che ospitava. Fu abitato dai frati fino al 1889.
La facciata
La facciata è sorretta da due grandi archi a tutto sesto poggianti su pilastri sui quali sono stati scolpiti i gigli di Firenze a dimostrazione dei fatto che, o maestranze toscane parteciparono alla realizzazione della facciata o le nostre maestranze conoscevano il modo di lavorare dei toscani. Tra gli archi si trova scolpito lo stemma di Rivello e la scritta dell'anno di edificazione del convento. All'estremità superiore, nella parte centrale, si trova un grandissimo orologio solare con numeri romani col quadrante quadrato di maiolica verde.
Il portico
La prima cosa che colpisce visitando il portico è il bellissimo portale ad arco ribassato in pietra e la splendida porta in stile Durazzo-Catalana, con trentasei pannelli a rosoni, intagliati in sei file. Essa è affiancata da due leoni scolpiti che afferrano con le zampe anteriori le coma di due arieti. Tutta la parte alta del prònao è affrescata da episodi della vita di Sant'Antonio e di San Francesco di Assisi dipinti da Girolamo Todisco da Abriola tra il 1616 e il 1634. Spicca per l'originalità e la rarità del tema il riquadro rappresentante il Martirio dei cristiani del Giappone del 1597 e quello del Trionfo della Fede che mostra oltre il motivo religioso molti personaggi storici del tempo. Quest'ultimo affresco sovrasta la cappella funeraria del Carmine dove riposavano, probabilmente, i membri della famiglia Sanseverino, feudatari di Rivello dell'epoca.
All'interno dei due archi vi è lo stemma francescano con i segni della passione di Cristo sostenuto da due angeli e nei pennacchi l'angelo annunciante e l'Annunziata.
La chiesa
La chiesa è a navata unica con un interno dei 1700 in stile barocco, opera di maestranze napoletane, che sicuramente non corrisponde all'originale cinquecentesco. Sugli altari laterali si trovano ottime tele di autori differenti databili tra il XVI e il XVIII secolo. Qui è ospitata la statua di Sant'Antonio e anche uno splendido pulpito in legno intagliato con scene della vita del Santo di Padova.
Dietro l'altare si trova il coro ligneo , a due ordini di stalli, realizzato dai frati Girolamo da Stigliano ed Ilario da Montalbano nella prima metà del XVII secolo.
Esso rappresenta santi cari alla devozione francescana e alcuni dei mestieri e delle attività tipiche rivellesi del tempo. La scena iniziale mostra l'incarico dato dal Priore ai due frati-artisti e quella finale, all'estrema destra del complesso, la consegna del lavoro.
Il chiostro
Il chiostro, realizzato per quanto concerne la parte architettonica nel 1550, è di forma quadrata, abbellito da ventiquattro colonne in pietra rustica. Presenta al centro un elegante pozzo in stile spagnuolo del 1614. Le pareti e le volte a crociera sono affrescate da episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento e da scene della vita della Madonna e di Gesù Cristo ( tranne l'ala sud dove i dipinti sono andati perduti nel corso del tempo), opera di Giovanni e Girolamo Todisco da Abriola tra il 1559 e il 1634.
Nell'ex refettorio si può ammirare un grandioso dipinto dell'Ultima Cena datato 1559, realizzato da Giovanni Todisco da Abriola. Qui oltre i personaggi della sacra rappresentazione, cioè Gesù e gli apostoli, sono stati "immortalati" dall'artista anche Ettore Pignatelli, feudatario di Rivello all'epoca del dipinto nonché committente dell'affresco, e sua moglie che “fingono” di ospitare in casa loro gli eccezionali ospiti.
Oltre i monumenti già citati è d'obbligo ricordare Palazzo Megale situato tra Via Santa Maria e l'imbocco di Via Roma. Le sue origini risalgono all'anno 1000, ma raggiunse il periodo di massimo splendore nel 1700, quando il conte Giovan Battista Megale sposò la Baronessa Curcio di Polla, nipote diretta del Principe Caracciolo di Napoli di cui si conserva ancora un ritratto che la mostra ai posteri in tutta la sua bellezza. Il palazzo fu anche dimora di vescovi, poiché vi furono nella famiglia alcuni appartenenti che intrapresero la carriera ecclesiastica. A testimonianza di ciò fanno parte della struttura una cappella gentilizia esterna adiacente e una cappella interna dedicata alla Madonna del Rosario, dove membri della famiglia, fino al 1968, hanno ricevuto alcuni Sacramenti. Lo stemma di famiglia rappresentante una stella filante e un dromedario sovrastati da una corona, attestante la nobiltà del casato e dichiarato patrimonio dell'umanità, evidenzia le origini antiche e orientali dei conti Megale. Esso si trovava originariamente sul poderoso portale in pietra della grande porta che serviva da accesso alle circa cento stanze che costituivano la sontuosa dimora della famiglia. Da alcune di esse era possibile raggiungere il grande loggiato con balaustra a colonnine da cui era ed è visibile il paesaggio circostante. Ad un suo lato si trova il balcone in pietra dalla ringhiera in ferro battuto con motivi floreali dichiarato anch'esso patrimonio dell'umanità. Di fronte c'era l'alloggio dei coloni che lavoravano la proprietà terriera dei signori. Oggi l'ingresso principale si trova dove un tempo era la foresteria ed immette nell'abitazione dove vive la famiglia Altieri, discendente dei conti Megale. Tra i vari ambienti che costituiscono il palazzo spicca in particolare il salone di ricevimento dove, nascosta da un finto armadio, vi è la cappelletta privata. Esso è arredato con salottini, tavolini e consoles del primo novecento dove sono posate pendole, ninnoli e antiche e rare porcellane; vi è inoltre un pianoforte d'epoca. Alzando lo sguardo si può ammirare lo splendido soffitto affrescato al cui centro si trova, contornato da un grande festone, l'Aurora che incendia il cielo con una fiaccolata. Agli angoli di tale riquadro sono dipinti quattro medaglioni rappresentanti le Arti Belle: la scultura e l'architettura nella persona di Michelangelo Buonarroti, la pittura attraverso Raffaello Sanzio, la letteratura nella figura di Giosuè Carducci e la musica da Giuseppe Verdi. Le volte istoriate mostrano episodi della Divina Commedia fra cui la scena iniziale dell'Inferno, cioè Dante nella selva oscura insieme a Virgilio e le tre fiere, l'arrivo del sommo poeta nel Purgatorio e l'incontro con Carlo Martello descritto nell'VIII canto del Paradiso. L'autore degli affreschi fu il giovane pittore Lanziani di Lauria che con essi ebbe modo di farsi apprezzare e di ricevere così l'incarico di dipingere le volte della chiesa di San Nicola.
Attualmente palazzo Megale è in fase di ristrutturazione a causa dei danni subiti nel terremoto del 1998. Gli stemmi sono mancanti perché messi in custodia dagli stessi proprietari per scongiurare il pericolo di furti.
» PERCORSI NATURALISTICI
Oltre a visitare il paese, i suoi monumenti, le sue caratteristiche viuzze e stradine, si possono effettuare dei percorsi naturalistici visitando le falde del monte Sirino e del monte Coccovello ricche di boschi e di selvaggina, fra cui lepri e cinghiali, i laghetti collinari di contrada Rotale per giungere poi a San Costantino: una frazione rurale di notevole bellezza paesaggistica e naturalistica oltre che urbanistica. Raggiungibile da Rivello attraverso la S.S. 104 Sapri-Ionio, questo piccolo centro, ultimo baluardo lucano verso la Campania , domina dall'alto lo stupendo golfo di Sapri ed è immerso nel verde lussureggiante del Bosco Vascelli. Con le sue sorgenti in località Nizzola, che sembrano sgorgare tra i secolari castagni, offre un paesaggio unico e una sensazione di pace a chi lo visita. Oltre alla natura, merita uno sguardo la struttura urbanistica del centro, i suoi palazzi e la chiesa di San Giuseppe.